"Allattare al seno è stata una scelta ponderata, che ho fatto dopo averci pensato a lungo. Aver visto certe amiche in tilt a causa dell'allattamento, con figli perennemente attaccati al seno e privi di orari anche dopo mesi o, al contrario, sempre piagnucolosi e affamati perché costretti a rigidi orari, mi invogliava a optare per il biberon: orari stabiliti fin dall'inizio, possibilità di essere sostituita da qualcun altro per sentire meno il peso di essere indispensabile.
Durante la gravidanza ho letto vari libri sull'allattamento, ma soprattutto mi sono posta un interrogativo: che cosa mi impediva di dedicarmi totalmente per qualche settimana a mio figlio, sapendo che poi l’impegno si sarebbe modificato? Poco per volta ho accantonato l'idea di fare altre cose nel periodo del puerperio, per potermi godere la gioia di occuparmi a tempo pieno di lui, per imparare a capire i suoi bisogni, i suoi ritmi e per cercare dolcemente di accordarli ai miei. Anche per avere la possibilità di concedermi pause di riposo quando lui dormiva, sia di notte che di giorno. Ora, a tre mesi dalla nascita, posso dire che per me è stata un’esperienza fantastica che mi ha rilassato e caricato di energia. Ovviamente il piccolo ha imparato a seguire degli orari e a fare delle lunghe dormite la notte, anche se a volte ancora interrotte da una poppata! "
Se negli anni ‘50 la maggior parte dei bambini veniva allattata col biberon, oggi la prima proposta rivolta alle puerpere è di allattare al seno. Il latte materno infatti è il più adatto alla crescita del cucciolo umano, sia perché il colostro è ricco di fattori nutritivi e di elementi immunizzanti, sia perché la sua composizione si adatta perfettamente alle necessità del neonato.
Queste evidenze non prendono in considerazione una variabile fondamentale: lo stato psicologico di chi offre questo "nettare" influenza il benessere di chi lo riceve. Sotto l'aspetto psichico quindi la differenza tra allattamento al seno e biberon non sussiste: per essere una buona mamma, presente psicologicamente per il neonato, non è determinante il modo in cui lo si allatta ma lo stato d'animo con cui lo si fa. L'allattamento infatti è il momento relazionale più importante nella vita del piccolo, che ha bisogno di nutrimento per crescere e di serenità per cominciare a costruirsi un'immagine positiva del mondo che lo circonda. Questo può avvenire se più volte, durante il giorno (e la notte), il lattante ha accanto qualcuno totalmente dedicato a lui, capace di vivere questo impegno con disponibilità e serenità: la mamma o un suo sostituto.
L'allattamento al seno presenta sia vantaggi che svantaggi, che ogni donna dovrebbe avere ben presenti per non farsi condizionare nella scelta da chi si schiera dalla parte del bambino, senza tenere in considerazione le esigenze della mamma.
Allattare al seno rappresenta il modo più fisiologico di recidere il cordone ombelicale che lega madre e figlio sotto l'aspetto psichico, che rende meno traumatica la separazione, dal momento che, se il rapporto è buono, i due elementi della diade continuano a funzionare in totale sintonia pur non essendo più l’uno parte dell'altra. Tuttavia è anche un periodo gravoso per la mamma nonostante gli indiscutibili vantaggi pratici: il latte materno non fa mai male al bambino ed è sempre pronto alla giusta temperatura.
L'allattamento al seno richiede la totale disponibilità della mamma accanto al bebè che, all'inizio della sua vita, non è ancora in grado di gestire la tensione dovuta alla fame. La memorizzazione di ripetute esperienze di soddisfacimento è necessaria affinché il bambino possa imparare poco per volta a rispettare un orario, liberando la madre dalla “disponibilità incondizionata” e insegnando al piccolo a gestire la tensione dell'attesa visto che per esperienza sa che il suo bisogno sarà soddisfatto.
Molte donne non sono preparate ad affrontare con calma questo periodo di conoscenza reciproca: molte pensano che il neonato sia in grado di rispettare degli orari o che il latte materno presenti ad ogni poppata le stesse caratteristiche nutritive, a prescindere dal loro stato psicofisico. Si sentono perciò invase dalla presenza del bebè che, con le sue continue richieste, genera in loro tensione e difficolta di accudimento con relativi sensi di colpa. Sarebbe utile che ai corsi preparto si parlasse dell'allattamento visto dalla prospettiva della mamma e non si colpevolizzasse chi "non se la sente". Dare il seno al bambino non è sufficiente per essere una buona madre in assenza di disponibilità psicologica.